Houston non abbiamo un problema
di Mauro De Carli R
di Mauro De Carli R
Titolo: Houston non abbiamo un problema
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: Dittico, tot. 430×100 cm
Anno di realizzazione: 2019
Anno di donazione: 2019
L’artista, attraverso quest’opera, ha voluto creare un’operazione installativa site specific all’interno del museo. L’intenzione fu quella di creare delle tele dal formato oblungo, non costrette da telaio, che si relazionassero con le opere trafugate in Italia dall’esercito nazista, oggetto del museo. L’artista ha così scelto quattro opere trafugate realizzando una tela in cui queste ultime fossero tutte connesse tra loro, per poi allestirle sulle pareti laterali della sala.
La prima opera da cui l’artista decise di prendere l’avvio fu il Fauno di Michelangelo, simbolo del museo, che l’artista definì un “colpo di fulmine” immediato, interpretandolo nella sua valenza di opera che vive doppiamente nella memoria.(…)
L’idea dunque diventò la realizzazione di un dittico da porsi in posizione centrale che rappresentasse l’esplosione e l’indagine di questa attrazione verso il Fauno, raccogliendo la sua Natura di seme che lo stato di latenza nello spazio dell’immaginario dell’opera d’arte ha reso attraverso i secoli così fecondo.(…)
L’artista, in un intervista, parlando della sua installazione, cita: “A volte mi interrogo sul destino delle opere d’arte e poi più in fondo sulla loro natura, sulle leggende che le costituiscono e che ne scavalcano la filologia: e mi trovo disposto a concedergli tutto, persino delle intelligenze nascoste e la capacità di creare solchi avanti e indietro nel tessuto del tempo e dello spazio, trovando ogni volta una giustificazione diversa e adeguata. Rivivono in chi le guarda, partecipano a fatti storici lontani di secoli come se fossero state create e ricreate continuamente per questo. Vivono da sempre, come lo stesso Michelangelo riconosceva nella figura già costituita e celata dentro al blocco di marmo, a cui bisognava solamente spezzare le catene, togliendo la “vil materia” che la costringeva. Hanno a che fare con l’anima, certo, le opere d’arte, ma forse anche con lo spirito e con la materia di cui è costituito l’universo: materia oscura, “corpo sottile” o etere, ma qui mi fermo perché non è affar mio e non ho risposte e non voglio averne, preferisco avere un buon motivo per dipingere.
Da qui la partenza del mio lavoro, attraverso il bozzetto Io fui il male, in cui chiamo in causa con un primo “crossover storico” la figura del soldato nazista e più in generale l’idea di colui che attenta alla vita e all’esistenza, iniziando così l’opera d’intreccio con la collocazione site specific del dittico nel Museo.(…)”
Foto di Angelo Gilardelli e Video di Fabrizio Marzagalia
Posto sulla parte laterale della tela di sinistra, con una figura umana appena abbozzata nell’atto di percuoterla con una specie di piccone ascende appena percepibile quella che è invece l’ultima opera di Michelangelo, la Pietà Rondanini. La prima e l’ultima opera.(…)
Fortunatamente, dice l’artista, posso frequentare la Rondanini molto spesso nella sala dell’ospedale spagnolo al Castello Sforzesco; in uno di questi incontri la vidi bucare l’ultimo strato di atmosfera e galleggiare finalmente priva di gravità e tensioni, in uno spazio eterno, vuoto, vuotissimo, immersa nella perfezione del silenzio cosmico in una sorta di proiezione mentale che dava spazio alla chiara percezione di una vita “ultra”, oltre la vita inerte dell’opera fisicamente ancorata al piedistallo nella sala milanese. Da qui compilai un testo di riflessione personale sulla Rondanini, intitolato Houston NON abbiamo un problema, che a sua volta fa da titolo al lavoro. Il titolo cita la famosa frase degli astronauti dell’Apollo 13 che per un guasto si ritrovarono a gravitare attorno alla Luna in un’orbita inconsueta: un’orbita che li consegnava alla storia come gli esseri umani che più si fossero allontanati dalla Terra. Ma non sapevano di Michelangelo, del suo “allontanamento” graduale iniziato con il Fauno.
www.maurodecarli.it
Sesto San Giovanni, 1980
Vive e lavora a Milano.
Formatosi al corso sperimentale di Arte Sacra Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, ha potuto assimilare diversi linguaggi delle arti visive e molteplici soluzioni espressive che trovano infine sintesi nella dimensione della pittura e della grafica.
Ad una fase iniziale, incentrata sulla rielaborazione di contenuti di carattere antropologico, volti alla ricerca del difficile equilibrio tra regress delle radici e sperimentazione in progress dei linguaggi contemporanei, segue una fase successiva in cui l’attenzione è rivolta ai meccanismi, spesso strategici, dell’arte attuale e del contesto sociale in cui si sviluppa. Il lavoro più recente riguarda la ricerca di una dimensione poetica di sospensione temporale dove passato presente e futuro trovino una forma di sintesi per intercettare un sentire esteso dell’esistenza, recuperando in ottica poetica e ri-creativa avvenimenti, immagini, esperienze, intuizioni, elaborazioni di senso, facenti parte del patrimonio umano.
Un impegno particolare è dedicato alla grafica, ricerca del disegno come scrittura binaria, sintesi immediata del pensiero, ha realizzato inoltre diversi libri d’artista con le tecniche dell’incisione.
Dal 2000 presenta il suo lavoro in diverse mostre personali e collettive in gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero. E’ selezionato inoltre in diversi premi nazionali e internazionali ottenendo importanti riconoscimenti. Le sue opere grafiche e pittoriche sono presenti in diverse collezioni private e non, in Italia, Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra, Cina, Brasile. Ha eseguito diverse opere pubbliche tra cui una pala d’altare nella chiesa di Lugnacco (Ivrea) e una sua opera è presente nel museo civico di Fano (PU).
Docente di ruolo nel Liceo Artistico, nel 2018 pubblica con l’editore Gribaudo/Feltrinelli il libro INSTANT ARTE dove viene elaborato un nuovo metodo di divulgazione dell’arte e della sua storia.